Perché le Eolie sono la meta ideale per il trekking: alla scoperta di 5 imperdibili sentieri
Vette dagli incredibili panorami, splendidi sentieri immersi nel tripudio di colori di una natura incontaminata e rigogliosa, entusiasmanti camminate sui vulcani attivi per ammirarne l’intensa attività da spettatori privilegiati: il trekking alle Eolie è un’esperienza che non dimenticherete.
Ciascuna delle 7 isole dell’arcipelago eoliano offre agli escursionisti diversi itinerari di trekking, non sempre ben segnalati, che presentano generalmente un grado di difficoltà medio sia per il dislivello che per la condizione dei sentieri. Il clima temperato, tipico delle isole mediterranee, consente inoltre di poter affrontare i vari percorsi durante tutto l’anno.
La primavera è, indubbiamente, uno dei momenti migliori per godere dell’esplosione dei colori della macchia mediterranea ed anche per avvistare uccelli come il gabbiano reale e il falco della regina. L’autunno vi permetterà, approfittando di temperature meno elevate dell’estate ma con un mare ancora “caldo”, di poter tuffarvi in acqua al termine del vostro trekking senza altri turisti attorno.
Per chi sceglie l’estate, nelle giornate più calde ricordate di effettuare le escursioni molto presto al mattino oppure nel tardo pomeriggio, portando con voi molta acqua.
Ed eccoci, macchina fotografica nello zaino, pronti per il nostro tour tra i cinque sentieri più belli e suggestivi delle Eolie.
Cratere dello Stromboli, Stromboli (2h)
Stromboli è l’isola in cui i quattro elementi – acqua, terra, aria e fuoco – si congiungono, lasciando senza fiato chiunque passi da qui.
Le fontane di lava, le costanti esplosioni e la pioggia di cenere creano, infatti, un meraviglioso spettacolo naturale che non smette mai di impressionare, il tutto amplificato da un contesto scenografico d’eccezione.
Tra le esperienze più belle ed entusiasmanti di trekking alle Eolie non poteva, quindi, mancare l’ascesa al cratere dello Stromboli – “iddu”- per osservare da vicino l’attività vulcanica in notturna.
Dal 2019, in seguito a due violente esplosioni, per ragioni di sicurezza non è più possibile raggiungere il punto più elevato dell’isola. L’attuale limite massimo è stato fissato a 400 m sul livello del mare, solo se accompagnati da guide; da soli è possibile arrivare fino a 250 m.
L’itinerario, che abbiamo percorso con la guida, inizia dopo la Chiesa di S. Vincenzo in corrispondenza del vecchio cimitero, dove sorgono alcune tombe risalenti agli inizi del 900. Partiamo a metà pomeriggio in modo da arrivare nel punto panoramico collocato a nord-ovest in tempo per assistere al tramonto, preludio a uno spettacolo ancora più bello che ci estasierà al calar della notte: le esplosioni vulcaniche.
Il percorso procede inizialmente tra tornanti su un fondo sabbioso misto a rocce e offre suggestivi panorami su Piscità e sullo Strombolicchio. Tra macchia mediterranea, terrazzamenti e torrenti si arriva a 400 metri, dove troviamo il belvedere della Sciara del Fuoco, la parete su cui si riversa il materiale piroclastico emesso durante le costanti e frequenti esplosioni dello Stromboli.
Una volta arrivati al belvedere, i boati dal cratere, che dista solo 350 metri in linea d’aria, rendono la contemplazione del tramonto ancora più suggestiva. Quando la luce va via definitivamente il rosso della lava diventa calamita che cattura il nostro sguardo, rendendo impossibile staccare gli occhi dalle fontane di lava così vicine ed imponenti.
La salita dura un paio di ore e si può tornare al punto di partenza prendendo la mulattiera di punta Labronzo al rientro.
Dal porto a Monte Filo dell’Arpa, Alicudi (2,5h)
Alicudi è l’isola più remota e selvaggia delle Eolie, un vero paradiso per gli escursionisti.
Qui il trekking è parte integrante della vita sull’isola: è routine quotidiana per gli arcudari, i suoi abitanti, ed esperienza sorprendente per gli ospiti che vi soggiornano. Ad Alicudi, infatti, le strade non esistono e ci si sposta affrontando i ripidi gradini che partono dal porto e collegano sia le case che le sei contrade dell’isola giungendo fino alla sua sommità: ogni spostamento si trasforma, così, in un faticoso ma suggestivo trekking su gradini in pietra lavica. Che si tratti di raggiungere un’abitazione o di percorrere un sentiero, l’unità di misura, singolare peculiarità dell’isola, è sempre il gradino.
E con ben 1.700 gradini, che salendo progressivamente di quota diventano dei gradoni sempre più alti e impegnativi, vi portiamo dal porto alla cima dell’isola, il Monte Filo dell’Arpa (675 m), che deve il suo nome all’arpa, la poiana in dialetto. Un trekking unico, che inerpicandosi sulla parete sud-est dell’isola, si insinua tra le bellissime case in stile eoliano, i filari di vigneti che qua e là orlano il percorso e i terrazzamenti abbandonati risalenti agli inizi dello scorso secolo.
Ad Alicudi vegetazione e mano dell’uomo si fondono perfettamente in uno scenario di rara ed autentica bellezza. Indiscusso protagonista e compagno durante la nostra ascesa è il blu del mare, sempre più intenso alle nostre spalle. Uno dei punti migliori per ammirarlo è il belvedere su cui sorge la piccola cappella dedicata a San Bartolo, a circa un terzo del percorso.
Superate le ultime case, il sentiero diventa più impervio ed accidentato e si rischia di perderlo per via della vegetazione che ne copre le tracce. Tra felci e sassi, dopo la ripida salita che dal porto non ha mai addolcito la sua pendenza, arriviamo ad una vasta pianura dove ogni tanto fa capolino qualche capra selvatica, che ci osserva con curiosità e timore.
Il silenzio di questo luogo è assordante e qui come in nessun altro posto emerge prepotentemente il fascino solitario di quest’isola.
Ancora qualche metro e raggiungiamo il punto panoramico, a 670 m di altezza. Ci affacciamo ed Eolo riprende a soffiare con energia sul nostro volto, mentre godiamo di una meravigliosa vista dall’alto sulla contrada Bazzina e ad est su Filicudi che delinea nettamente il suo profilo sotto la luce ambrata del tramonto.
La discesa si effettua ripercorrendo in senso inverso il sentiero, ma attenzione alle ginocchia che verranno messe duramente alla prova dai gradoni.
Salita a Punta del Corvo, Panarea (1,5h)
Panarea, l’isola più chic e mondana delle Eolie, incontrastato regno del divertimento e della vita notturna, nasconde un lato bucolico e autentico che in pochi conoscono. Basta oltrepassare i confini del curatissimo centro abitato, che si estende a ridosso del porto, per immergersi, infatti, nella natura silenziosa e generosa che fa da cornice ai tre percorsi che attraversano l’isola.
Percorriamo l’itinerario che parte a nord di Panarea, nei pressi della spiaggia della Calcara. Dal porto si seguono le indicazioni per il ristorante da Paolino; 200 m dopo aver superato la trattoria si imbocca la via a sinistra e si prosegue fino ad arrivare ad un cancello.
Qui inizia Il sentiero, subito immerso nella macchia mediterranea tra lentisco, erica, cisto e silene hicesiae, il bellissimo fiore dai petali rosa che cresce solo su quest’isola. In mezzo alla vegetazione si cominciano a scorgere timidamente Basiluzzo e Stromboli a nord-est, dietro l’eliporto di Panarea.
Dopo la prima mezzora il sentiero si fa più esposto, sporgendosi sulla parete a strapiombo di fronte allo Scoglio la Nave. Voltandoci alle nostre spalle, dietro i cespugli di ginestra si scorge in lontananza la recondita Ginostra, avvolta da una leggera foschia bianca che contrasta con le luci dorate dell’imbrunire. Un’immagine fiabesca. Si prosegue attraverso la vegetazione che si fa più intensa invadendo il sentiero, ma manca ormai poco per raggiungere la vetta, Punta del Corvo (421m). Il panorama si apre adesso su Filicudi, Alicudi, Lipari e Vulcano.
Da qui è possibile proseguire effettuando la discesa sul lato sud oppure attraversando la parte centrale dell’isola. Noi scegliamo quest’ultima opzione e godiamo lungo la discesa di una bella cartolina di Panarea con le sue casette bianche circondate dal verde, i piccoli puntini delle barche in rada e Dattilo sulla destra che fanno da sfondo. Il tratto finale del percorso è completamente immerso nella vegetazione e sbocca a fianco della discoteca Raya.
Ascesa al Gran Cratere, Vulcano (45 minuti circa)
Se i trekking più belli e panoramici sono in genere quelli più lunghi e faticosi, il sentiero che conduce al Gran Cratere di Vulcano è, certamente, l’eccezione che conferma la regola. Con una passeggiata di soli tre quarti d’ora circa potremo, infatti, ammirare l’affascinante cratere di un vulcano attivo situato in uno dei punti più panoramici di tutto l’arcipelago eoliano.
L’accesso al sentiero si trova a una decina di minuti dal porto di Levante lungo la strada che porta alle località di Piano e Gelso. La salita costeggia il fianco ovest del vulcano su un terreno di sabbia vulcanica, circondato da cespugli di ginestra, che più in alto lascia spazio al tufo argilloso. Man mano che si sale di quota la vista si apre su Alicudi, Filicudi, Lipari e Salina. Arrivati in cima, a 386 metri sul livello del mare, ecco che anche le altre due isole, Panarea e Stromboli, appaiono anch’esse alla nostra vista, completando un meraviglioso “quadro” da contemplare soprattutto alla luce dell’alba o del tramonto.
Dietro di noi si staglia il cratere con i suoi 500 metri di diametro e la sua particolare colorazione giallo-rossastra dovuta all’azione dei batteri che interagiscono con lo zolfo delle fumarole. Bisogna prestare attenzione a non avvicinarvisi troppo sia perché i getti di vapore raggiungono temperature elevatissime sia perché lo zolfo è dannoso per la salute umana.
Nebbie delle fumarole e panorama mozzafiato sulle altre isole Eolie: la perfetta scenografia per una serie di scatti fotografici prima di incamminarsi lungo la via del ritorno, che si effettua sullo stesso percorso.
Da Valdichiesa al Monte Fossa delle Felci, Salina (2h)
La verdissima Salina, con il suo fascino bucolico e la geometria perfetta dei suoi coni gemelli, oggi vulcani spenti, è attraversata da più itinerari di trekking che collegano le diverse località dell’isola. Qui esploreremo il sentiero che parte da Valdichiesa (313m), frazione di Leni, e giunge alla cima del Monte Fossa delle Felci (962m), il punto più alto di tutte le isole Eolie.
La chiesa della Madonna del Terzito, dietro la quale ha inizio il percorso, dista 10 km da Santa Marina Salina e, nel caso non abbiate noleggiato uno scooter o un’auto, potete raggiungerla con i bus di linea dell’isola.
Il percorso, curato dalla forestale, sale attraverso un bosco di pini, castagni e querce, e incrocia in diversi punti una carrabile che può essere una valida alternativa per chi non è abituato a pendenze medio-elevate. Il tratto iniziale regala una bella prospettiva dall’alto su Malfa, con la chiesa dell’Immacolata e i vigneti attorno. Al termine della salita si attraversa un fitto bosco di felci, da cui prende il nome il monte. Infine, si giunge all’ambitissimo punto panoramico dal quale osservare Monte dei Porri, il cono gemello alle pendici del quale sorge Pollara, la dolce vallata di Valdichiesa, Lipari e Vulcano a sud e, infine, Alicudi e Filicudi a ovest.
Calcolate circa 2h per la salita, 1h30’ per la discesa, che si effettua per lo stesso sentiero.
Non resta che preparare l’attrezzatura e partire!